La Fondazione Auxilium ispira il suo agire quotidiano – nel rispetto delle leggi dello Stato – ai valori della Chiesa Cattolica, ai suoi orientamenti morali ed alla Dottrina Sociale dove troviamo quei criteri di discernimento che fondano e guidano la Nostra azione nel campo della medicina, sia sul versante della clinica e dell’assistenza che sul piano della ricerca scientifica. Si tratta, quindi, di un’opera che consapevolmente e volentieri assume su di sé anche la responsabilità di una “evangelizzazione” non solo declamata, ma intessuta, giorno per giorno, di gesti concreti.
Restiamo ancorati alla storia dei carismi e dei fondatori. Non ci può essere identità senza memoria. In particolare oggi, nel tempo di “nuove forme di evangelizzazione”, questa nostra opera conferma la fedeltà alla Chiesa; ribadisce la dedizione al rispetto integrale della persona in ogni fase della vita, dal concepimento alla sua naturale conclusione.
Riteniamo che questa sia, anzitutto, la strada maestra da perseguire. Una seconda per noi fondamentale premessa: La Fondazione Auxilium, confermando la sua costante attenzione al “valore umano” di ogni atto sanitario, ritiene che compito originale e sua specifica responsabilità sia quella di ricondurre la malattia entro l’orizzonte di senso della vita, cosicché il dolore e la sofferenza che ineluttabilmente la accompagnano non sfocino in un vissuto di intollerabile e paralizzante angoscia. Vanno messi in campo modelli organizzativi incentrati, da un lato, sulla “persona” del paziente; dall’altro, ancora una volta, sempre sulla persona, quella dell’ “operatore sanitario” e più specificatamente del medico che, in nessun modo, deve essere ridotto ad erogatore acritico di prestazioni su comando.
L’apporto che la sanità religiosa intende offrire esige, peraltro, di essere riconosciuto e valorizzato dalle pubbliche istituzioni, anzitutto distinguendo espressamente, nell’ ambito dei soggetti di diritto privato, erogatori di prestazioni sanitarie, tra enti profit ed enti no-profit. Riteniamo, cioè, necessaria una effettiva parificazione tra soggetti pubblici e soggetti no-profit, sul piano sia della programmazione che della produzione dei servizi e della remunerazione delle relative prestazioni.
Un ruolo di grande rilievo assumono oggi i “Centri di Riabilitazione”, disciplina – quest’ultima – storicamente nata, oltre che grazie all’impegno delle associazioni costituite dai familiari di soggetti disabili, anzitutto nell’ ambito della sanità religiosa e specificamente cattolica. E ciò non certo a caso, bensì in quanto il “disabile” è, di per sé, icona del limite, della debolezza e dell’umana fragilità, ma, nel contempo, possiamo riconoscerlo come “testimone privilegiato di umanità”.
Respingiamo i ricorrenti propositi, che da più parti si avvertono, a sospingere la riabilitazione verso un versante meramente socio-assistenziale, pur condividendo l’opportunità di definire, in maniera più puntuale, una linea di demarcazione tra ciò che è francamente sanitario e ciò che è esclusivamente assistenziale.